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L’accordo Degasperi - Gruber e il Trentino

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Sarebbe riduttivo inquadrare l’accordo Degasperi – Gruber nel contesto in cui esso venne firmato nel 1946. Sono trascorsi oltre sessanta anni da quella data e ancora oggi è difficile ponderare con obiettività l’effetto che esso ha prodotto sulle comunità di questa terra. Certo è che oggi, grazie a quell’accordo, i gruppi linguistici della regione hanno raggiunto un livello di convivenza e di autonomia probabilmente unici al mondo.
I sudtirolesi per decenni hanno legittimamente invocato maggiore autonomia rispetto a Trento, ma questo non significa che i tirolesi di lingua italiana non avessero alcun titolo a rientrare nei termini dell’accordo e a godere di qualche forma di autonomia.
In primo luogo è necessario ricordare che, proprio nel periodo in cui fu firmato l’accordo Degasperi – Gruber, si sviluppò nel Tirolo italiano un movimento politico e di opinione di massa come l’ASAR, che rivendicava autonomia integrale da Ala al Brennero.
Inoltre va ricordato che le radici dell’accordo di Parigi risiedono anche nel trattato di Saint Germain del 10 settembre 1919, quando le grandi potenze riconobbero la necessità di concedere alle “nuove province”, annesse all’Italia, forme di autonomia speciale, così come previsto dai trattati internazionali.
Tale necessità fu disattesa in primo luogo dallo Stato italiano che non svolse mai, come più volte promesso, alcun plebiscito né interpellò in alcun modo le popolazioni tirolesi di lingua tedesca, ladina e italiana sulla loro effettiva volontà di adesione all’Italia.
Lo stesso Degasperi, parlando nel settembre del 1914 con l’ambasciatore austriaco a Roma, osservava come, nel caso di un plebiscito, il 90 per cento dei cittadini del Tirolo avrebbe optato per l’Austria.
Quando il 5 settembre del 1946 venne firmato l’accordo di Parigi, lo statista trentino era perfettamente a conoscenza della fortissima richiesta di autonomia da parte delle popolazioni tirolesi di lingua italiana. E sarebbe ingenuo pensare che le autorità austriache non fossero a conoscenza delle intenzioni di Degasperi di allargare i termini dell’accordo anche al Tirolo di lingua italiana.
Pur imperfetto e tradito dagli stessi trentini, almeno nella sua prima fase di attuazione, il trattato di Parigi si è comunque rivelato uno strumento utile e indispensabile, oltre che in grado di garantire in questa terra pace e convivenza oltre che il progresso economico e sociale delle comunità di lingua tedesca, italiana e ladina.
Spetta ora agli stessi trentini – come ha spiegato il presidente Dellai in occasione dell’attribuzione del premio Degasperi nel 2007 – dare un futuro europeo alla nostra Autonomia, rilanciando quell’asse strategico fra Trento, Bolzano e Innsbruck che rappresenta la concretizzazione dell’accordo di Parigi e in buona sostanza la prova che Gruber e Degasperi non hanno firmato invano quell’accordo.

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